Collezione Permanente

Milano globale. Il mondo visto da qui

Milano globale. Il mondo visto da qui

Il Mudec – Museo delle Culture di Milano, nato per accogliere e presentare al pubblico le collezioni etnografiche civiche, ha aperto le sue porte nel 2015. Dopo cinque anni, è emersa l’esigenza di compiere una riflessione intorno al ruolo e alle responsabilità dei musei etnografici nel dibattito contemporaneo.
Si è scelto di riorganizzare il percorso permanente basandosi su un’analisi degli effetti – per Milano e visti da Milano – dell’avvento di un mondo interconnesso, a partire dall’inizio della età moderna.
“Milano globale. Il mondo visto da qui” propone un racconto in cui le storie dei singoli si intrecciano ai grandi processi storici globali.

Il visitatore è accompagnato in questo flusso attraverso una selezione di oggetti, molti dei quali recentemente restaurati, provenienti dalle collezioni del MUDEC e da altre istituzioni, e potrà familiarizzare con concetti complessi come globalizzazione, imperialismo, mercantilismo.
Inoltre, grazie alla collaborazione di accademici, esperti, attivisti, mediatori culturali, artisti, blogger e attraverso l’organizzazione di workshop con persone con una biografia transnazionale pertinente, sono stati affrontati temi particolarmente critici.

Tra questi le dinamiche storiche che hanno portato a ricadute sullo sfruttamento dell’ambiente e dei lavoratori, le implicazioni dell’emergenza del capitalismo e i più noti temi che riguardano le violenze dell’età coloniale e le fatiche – ma anche le normalità – delle vite contemporanee.

Lunedì 14.30 – 19.30
Martedì – domenica 09.30 – 19.30
Giovedì e sabato 09.30 – 22.30
ULTIMO INGRESSO UN’ORA PRIMA DELLA CHIUSURA

Il catalogo della Collezione Permanente “Milano Globale. Il mondo visto da qui” è disponibile online, nelle librerie e presso il Design Store del Mudec.

Scarica un estratto

Sala I

Dopo la timeline introduttiva, ospitata nelle vetrine ad andamento ricurvo che accompagnano verso il nuovo ingresso della Permanente, l’esposizione si apre con l’ingresso di Milano nello scacchiere internazionale attraverso l’annessione nel XVI secolo alla principale potenza del tempo: l’Impero Spagnolo.
Grazie alle nuove possibilità commerciali e di scambio arrivano in città oggetti non europei che entrano a far parte di collezioni cittadine con spiccata impostazione enciclopedica; si tratta delle raccolte Visconti Borromeo, Ardemanio, Landi, Monti e di Manfredo Settala, le cui opere sono state concesse in comodato al Mudec dalla Pinacoteca Ambrosiana. In un’apposita sezione della sala vengono esposte le opere superstiti della raccolta Settala insieme alle riproduzioni degli acquerelli provenienti da cinque album di disegni conservati presso la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano e la Biblioteca Estense Universitaria di Modena.

A seguito della scoperta nel 1545 delle ricche miniere boliviane di Potosì, a Milano arrivano grandi quantità di argento destinate a essere lavorate e ridistribuite come armi, prodotti suntuari e monete, come la prima moneta internazionale – i cosiddetti reales de a ocho – di cui sono esposti 70 esemplari provenienti dalle collezioni del Gabinetto Numismatico e Medagliere del Castello Sforzesco di Milano. L’impatto dell’argento americano, estratto e lavorato con criteri proto-industriali, sarà dirompente sull’economia mondiale e allo stesso tempo devastante per le popolazioni native americane e per gli schiavi africani che venivano sfruttati nella raffinazione del metallo.

Ad accompagnare il visitatore nella seconda sala, una sezione riguardante le rotte del commercio del tè, del caffè e del cioccolato, entrato ormai nei salotti aristocratici milanesi come dimostra il grande dipinto della Merenda della famiglia Lucini Passalacqua in comodato dalla Pinacoteca del Castello Sforzesco.

Bottiglia con ansa a staffa con scena di guerrieri in atto di danzare – Cultura Moche, Costa nord del Perù – VI-VII secc. – Terracotta a stampo e pittura – Collezione Balzarotti – Mudec, Museo delle Culture, Milano

Sala II

Tra la seconda metà del Quattrocento e la fine del Settecento, l’Asia diventa protagonista del commercio mondiale di prodotti manifatturieri grazie all’elevato grado di competenza a livello qualitativo e quantitativo. Durante questa prima era della globalizzazione, la richiesta sul mercato dei prodotti manifatturieri provenienti dall’Impero cinese comincia a crescere esponenzialmente fino a portare nel XVII secolo a una serie di contaminazioni e ibridazioni così profonde che risulterà poi difficile individuare la differenza tra produzioni d’Oriente e Occidente.
Nella seconda sala, i pezzi esposti variano dagli oggetti originali di importazione cinese presenti negli arredi delle grandi famiglie aristocratiche milanesi alle eccellenti produzioni italiane di imitazione a loro volta esportate al di fuori dei confini locali.

A dimostrazione che la passione per l’Oriente investe anche la Milano del Settecento, si espone una splendida portantina di manifattura italiana con decorazioni a cineserie, concessa in comodato dal Museo dei Mobili e delle Sculture Lignee del Castello Sforzesco e restaurata per l’esposizione.
In un’apposita sezione, il visitatore ha l’occasione di sentirsi immerso nell’atmosfera di un salotto sett-ottocentesco milanese, ricostruito secondo il gusto di ispirazione cinese dell’epoca.
Un discorso a sé merita la produzione tessile in cui si intrecciano materie prime, mode, motivi e gusto importati dall’India, dalla Cina e dal Giappone che coinvolgono Milano tra le prime città in Italia. Il mondo del tessile è oggetto di una serie di approfondimenti mirati sui vari prodotti in circolazione, ad esempio un nucleo di scialli cachemire di gran moda agli inizi del XIX secolo.

Bottiglia con ansa a staffa con scena di guerrieri in atto di danzare – Cultura Moche, Costa nord del Perù – VI-VII secc. – Terracotta a stampo e pittura – Collezione Balzarotti – Mudec, Museo delle Culture, Milano

Sala III

Con un corridoio di congiunzione tra la seconda e la terza sala, il visitatore viene accompagnato dal mondo lussuoso dei salotti di cineserie dei nobili milanesi attraverso le fasi dell’imperialismo e della tratta degli schiavi, fino alle vicende traumatiche del colonialismo in Africa (XIX-XX secc.). Sono queste ultime le tematiche affrontate nella terza sala, attraverso l’esposizione di oggetti appartenenti alle collezioni storiche del Mudec, nuove acquisizioni e prestiti provenienti da importanti raccolte private e da collezioni di istituti nazionali.
Sul finire dell’Ottocento, gli interessi italiani verso il continente africano sono prevalentemente commerciali e tendono alla ricerca di nuovi mercati in modo pacifico. Esemplare è in tal senso l’esperienza di Giuseppe Vigoni, futuro sindaco di Milano, che viaggia in Abissinia dal 1879 al seguito della Società di Esplorazione Commerciale in Africa con sede a Milano.
Tuttavia, le mire coloniali europee in Africa portano alla spartizione dei territori con la Conferenza di Berlino (1884-1885), dando il via a una fase di occupazione violenta dell’entroterra africano.
La sezione a seguire traccia un quadro del colonialismo europeo e delle forme di resistenza africana. Gli approfondimenti proposti sulla guerra e gli eserciti coloniali, sulla religione e sulle pratiche del corpo mostrano da una parte il carattere violento della dominazione coloniale, dall’altra la complessità delle interazioni culturali messe in atto. Gli oggetti selezionati – di produzione sia africana che europea – illustrano ai visitatori una storia fatta di scontri e di incontri, di appropriazioni e di compenetrazioni che porteranno alla creazione di una cultura materiale originale e innovativa.
In questo panorama anche gli interessi italiani nei confronti del continente mutano verso forme di occupazione militare. Un’installazione multimediale illustra al visitatore le tappe attraverso le quali il debole Regno d’Italia occupa parte di Etiopia, Eritrea e Somalia, preludio del colonialismo di matrice fascista concentrato sulla conquista definitiva della Libia e dell’Eritrea.
Nella sezione successiva manifesti pubblicitari, riviste scientifiche o di intrattenimento, documenti e oggetti quotidiani illustrano le capillari azioni di propaganda messe in atto in patria ed evidenziano la problematica relazione con i “colonizzati”, oltre alla contraddittoria e stereotipata rappresentazione dell’ ’’altro da sé”.

Maschera raffigurante un Sikh – Popolazione Makonde, Tanzania – Prima metà del XX sec. – Legno intagliato e dipinto – Mudec Museo delle Culture, Milano

Sala IV

La galleria tra la sala IV e la sala V presenta un’analisi dei flussi migratori che coinvolgono Milano dalla seconda metà del XX secolo, passando dal boom economico italiano degli anni ’50 e ’60 alla trasformazione di Milano in città dei servizi nel decennio successivo. Un’installazione video con alcune interviste – realizzate in seno al Progetto Milano Città Mondo – con interlocutori appartenenti alle comunità lombarde di origine diasporica favoriscono una più approfondita ed empatica comprensione della prospettiva migrante, mentre una celebre immagine fotografica di Uliano Lucas apre lo sguardo sulla migrazione interna italiana verso Milano. Le opere di Alan Maglio propongono un’ulteriore riflessione sullo sviluppo della comunità migrante milanese.

Alan Maglio – Ritratti africani – 2004 – ©Alan Maglio

Sala V

L’ultima sala del percorso è incentrata sulla contemporaneità della Milano globale: uno spazio dedicato alla creatività delle generazioni di Afrodiscendenti e alla loro prospettiva identitaria nel contesto cittadino attuale. L’allestimento della sezione è stato realizzato attraverso un complesso processo partecipativo, fatto di workshop e discussioni con artiste e artisti, videomaker, scrittori e influencer che, attraverso contributi personali ed espressioni di diversa natura, hanno dato vita a rappresentazioni sfaccettate del proprio lavoro e della realtà che li circonda.

Christopher Veggetti Kanku, Oggi per domani, 2020, Acrilico su tela – ©Christopher Veggetti Kanku