Le 270 opere che compongono questa grande e raffinata mostra, curata da Ezio Bassani, Lorenz Homberger, Gigi Pezzoli e Claudia Zevi, intendono dare conto dei diversi sguardi con i quali la cultura occidentale si è posta dinnanzi alle espressioni plastiche dell’Africa.

27 marzo / 30 agosto 2015 MUDEC museo delle culture - Via Tortona 56, Milano

Trascorso un secolo dalla scoperta della cosiddetta “art nègre” da parte degli artisti delle avanguardie storiche francesi e tedesche, sono ormai superati i dibattiti che hanno lungamente contrapposto all’universalismo dello sguardo estetico il localismo dello sguardo etnografico che fa dell’oggetto un ‘documento’, smarrendone l’autonomia della dimensione estetica.
E’ arrivato il tempo di guardare all’arte africana come a un sistema complesso fatta di connessioni fra il mondo degli uomini e quello degli spiriti, di attraversamenti e di costruzioni relazionali tra i prodotti della cultura e le vicende della natura.
L’arte tradizionale dell’Africa Nera testimonia l’inscindibile coesistere di una qualità formale di “arte tout court” dotata di specifici canoni estetici, con la ricchezza molteplice delle concezioni religiose, dei riti, delle manifestazioni del potere, fino agli oggetti della vita di tutti i giorni delle diverse popolazioni che l’hanno espressa.
L’esposizione si articola dunque in più sezioni che sviluppano ognuna un tema specifico: la qualità formale espressa da cinquanta fra i maggiori e più monumentali capolavori dell’Arte africana, gli oggetti collezionati anticamente nelle Wunderkammer delle corti europee e, insieme ad essi, gli oggetti d’arte realizzati in Africa.

Le maschere, le figure rituali e magiche, i feticci e gli oggetti di potere fino a una selezione di oggetti d’uso proposti come testimonianze originali di design daranno ai visitatori una visione del tutto nuova e imprevista dell’universo culturale e poetico del continente africano.
Infine, le nuove frontiere della ricerca sull’arte africana sono documentate in specifiche sezioni che trattano di datazioni e dell’identificazione di alcune “mani dei maestri”.