Una grande mela, 8 metri di altezza per sette di diametro, realizzata in un impasto argilloso mescolato a polvere di marmo su una struttura metallica, porta il segno di un morso nella parte alta: morso che è stato reintegrato attraverso delle graffe metalliche che raffigurano una sorta di ricucitura della parte asportata. La scultura è al centro della piazza antistante la Stazione Centrale di Milano.
Dopo aver fatto irrompere nell’arte il flusso vitale dell’esistenza con i quadri specchianti, per poi uscire dall’arte canonicamente intesa con le installazioni e il teatro di strada, recuperando infine la pratica della scultura di grandi dimensioni negli anni Ottanta, Michelangelo Pistoletto ha oggi elaborato una concezione dell’universo che comporta il concetto di nuovo infinito e di Terzo Paradiso, come unità finalmente ritrovata di natura e artificio, arte e vita, umanesimo e tecnologia. Elemento simbolico di questa ampia concezione filosofica è la mela, simbolo dell’originario dissidio tra l’uomo e la natura, evidenziato qui dal morso, momento di strappo dalla perfezione della natura che l’uomo ha voluto infliggerle e che l’artista vuole, altrettanto simbolicamente, ricucire. La mela, in una prima versione rivestita di un vero manto erboso, era stata collocata in un primo tempo al centro di Piazza del Duomo, in occasione di Expo 2015.
Donata poi alla città, nella versione in materiale marmoreo grigio chiaro, è stata collocata di fronte alla Stazione Centrale, in modo che il suo aprirsi al mondo fosse in sintonia, secondo quanto dichiarato dallo stesso Pistoletto, con l’apertura al mondo che si verifica nel luogo del principale snodo ferroviario della città. La Mela è stata donata a Milano grazie a un accordo tra l’artista, la Fondazione Cittadellarte, Biella, e il FAI, Fondo per l’Ambiente Italiano.
foto: © Beppe Brancato | © Christian Richters | © Fabrizio Stipari