Il generale garibaldino Giuseppe Missori, ritratto in divisa sul campo di battaglia, compare in atteggiamento fiero e dignitoso ma non retorico né trionfale, come testimoniano lo sguardo rivolto verso il basso, ma soprattutto l’atteggiamento del cavallo, che sembra procedere a stento, stremato e col collo piegato dalla stanchezza dell’impresa militare.
Nel 1911 scomparve a Milano il generale Giuseppe Missori, divenuto celebre anche per aver salvato la vita di Giuseppe Garibaldi nello scontro di Milazzo. Un comitato cittadino costituitosi per celebrarlo riunì una somma cospicua, per pubblica sottoscrizione e con il contributo del Comune. Fu così possibile realizzare questo monumento, tramite incarico diretto conferito nel 1914 a Riccardo Ripamonti, scultore distintosi per il realismo talvolta oltraggioso e fuori dagli schemi delle sue proposte, che avevano fatto discutere la stampa e il mondo dell’arte cittadino.
Nell’occasione, venne dedicata al generale la piazza circostante: non lontano da qui egli aveva vissuto gli ultimi anni. Il generale Missori a cavallo, colto in un momento di stanchezza per l’eroico sforzo compiuto sul campo di battaglia, costituisce una rappresentazione realistica e antiretorica che attirerà su Ripamonti le simpatie di Carlo Carrà e Umberto Boccioni, i quali non risparmieranno parole positive per questa scultura sulla rivista “Avvenimenti” del 1916, in una sorta di celebrazione dell’ormai anziano scultore da parte degli artisti della nuova generazione. A riprova della modernità di quest’opera, la critica ha fatto notare come l’osservazione delle briglie del cavallo abbia potuto interessare, per il loro linearismo quasi astratto, uno scultore moderno e innovativo come Adolfo Wildt.
foto: © Beppe Brancato | © Christian Richters | © Fabrizio Stipari