Ago filo e nodo

Artisti: Claes Olndenburg e Coosje van Bruggen

Titolo: Ago filo e nodo

Datazione: 1999

Collocazione: piazza Cadorna, Milano

In alto: Claes Olndenburg e Coosje van Bruggen, Ago, filo e nodo, 1999, piazza Cadorna, Milano, foto Andrea Scuratti – Comune di Milano.

L’opera è quello che il suo titolo dichiara: un grande ago in acciaio conficcato nel terreno di Piazza Cadorna trattiene un coloratissimo filo, i cui due capi riemergono dal terreno diversi metri più in là, diligentemente annodati, uscendo da uno specchio d’acqua. È come se qualcuno avesse voluto ricucire due brani di città, con un gesto che assume grande rilievo per le dimensioni imponenti.

L’architetta Gae Aulenti, incaricata di risistemare l’area di Foro Bonaparte e di ridare nuova vita a piazza Cadorna, snodo viabilistico e ferroviario su più livelli, fu introdotta a Claes Oldenburg e a sua moglie Coosje van Bruggen dal critico Germano Celant, che si era a più riprese occupato di questi due artisti, pionieri della Pop Art e dell’arte ambientale celebri e attivi in tutto il mondo. Nel maggio 1999, Aulenti indicava loro il luogo in cui l’opera sarebbe dovuta sorgere e, la sera stessa, i due approntavano l’idea dell’Ago, filo e nodo in un rapido schizzo ad acquarello. A quel primo bozzetto fecero seguito numerosi studi e modelli, ingegnerizzati e concretizzati a stretto contatto con l’architetto milanese Pier Vincenzo Rinaldi, che ricopriva il ruolo di produttore. L’opera venne messa in posa quello stesso anno, in tempi record, e da subito suscitò, come sempre nei casi di grandi interventi site-specific di questo genere, accesi entusiasmi e altrettanto infuocate critiche.

Oggi la scultura, nonostante le polemiche non si siano del tutto placate e riemergano di tanto in tanto, è un land-mark nel paesaggio urbano milanese, capace davvero di “ricucire”, con un segno artistico giocoso ma imponente, un tessuto urbano difficile: a detta della stessa Aulenti, piazza Cadorna, come molte altre di Milano, non è una piazza, ma uno slargo, un luogo di connessione e di passaggio, e l’opera degli Oldenburg la rivitalizza e le conferisce una identità più forte.

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