In occasione della grande mostra retrospettiva “didascalia/caption” a cura di Paola Nicolin e Hans Ulrich Obrist dedicatagli dal Padiglione d’Arte Contemporanea nel 2012, Alberto Garutti, artista che ha spesso accolto nel proprio lavoro la dimensione pubblica, ha inaugurato questa grande opera che completa la sistemazione urbanistica dell’area adiacente la Stazione Porta Garibaldi, curata dall’architetto argentino Cesar Pelli, e che costituisce oggi uno dei land-mark architettonici della città. Una didascalia incisa nella pietra nei pressi dell’opera recita: “Questi tubi collegano tra loro vari spazi e luoghi dell’edificio. Quest’opera è dedicata a chi passando di qui penserà alle voci e ai suoni della città”.
Innervandosi nel cavedio che garantisce il ricircolo dell’aria attraverso i quattro livelli su cui si articola in altezza la piazza, i tubi portano ai visitatori che vi si accostano i suoni provenienti dagli altri piani.
Sono le parole delle persone e i rumori della città a dare vita all’opera e far sì che questa, come un grande strumento musicale nel cuore dell’architettura, possa caricare di nuovo senso uno spazio tecnico dell’edificio.
Per l’artista la città non è fatta solo di strade, piazze e edifici, ma soprattutto di sistemi di relazione: sono le persone che fanno la città. Così ha infatti commentato l’opera lo stesso Garutti: “Il grande vuoto che attraversa l’architettura diverrà in questo modo un dispositivo di relazione e non di separazione, una cassa di risonanza e di propagazione. L’opera genererà una sorta di gossip positivo, un passaparola infinito, metafora della forma stessa della città e del sistema di informazione contemporaneo.”.
foto: © Beppe Brancato | © Christian Richters | © Fabrizio Stipari